Casa Netural al Dragon Dreaming experience.

Il Dragon Dreaming, un metodo di progettazione, dall’Australia alla terra degli ulivi secolari.

Il 15 e 16 febbraio Francesca, Mariateresa e Samuele sono stati a Ceglie Messapica per partecipare al workshop sul Dragon Dreaming Wisdom organizzato dai nostri amici di Comunitazione.

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Francesca, Mariateresa e Samuele fanno parte del team di Casa Netural e hanno deciso di partecipare a questo laboratorio perché: “(Samuele) La condivisione è da sempre una parte della mia vita. Sono un tipo molto solitario per certi versi, ma mi piace molto condividere, lo trovo un modo per dare continuo stimolo alle mie idee, progetti e passioni. ‘La felicità è reale solamente quando è condivisa’”; “(Mariateresa) da quando faccio parte di Casa Netural sento un forte senso di appartenenza alla comunità e se c’è qualcosa che posso fare per le persone che ne fanno parte, lo faccio volentieri. Avevo già avuto modo di conoscere i ragazzi di ComunitAzione e mi erano piaciuti molto. Ho accettato con tanta voglia di rincontrarli, con la voglia di conoscere una metodologia che mi rimandava a qualcosa di esotico, con la voglia di uscire per apprendere qualcosa da riproporre alla comunità di Casa Netural”.

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Infatti qualcosa di esotico il Dragon Dreaming ce l’ha! E’ un metodo di progettazione co-creato da John Croft che unisce gli strumenti di progettazione occidentale con pratiche e riti della vita degli aborigeni. Il drago rappresenta le paure, i problemi, le incertezze che esistono fuori dalla nostra zona di comfort. Se riusciamo a gestirli quando varchiamo i nostri confini possiamo “ballare con i draghi”, possiamo scoprire i nostri punti di forza e le nostre doti.Durante una sessione si alternano momenti di progettazione vera e propria a momenti più olistici, in modo da rientrare in contatto con se stessi e sondare le motivazioni e le passioni che ci spingono a portare avanti il progetto.

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Il processo parte da un sogno di un singolo individuo che lo racconta alla comunità. Da questo momento ognuno può aggiungere un proprio sogno, in modo che ognuno porti una parte di se all’ interno del progetto. Per essere condivisibile da tutti, ogni partecipante deve rispecchiarsi nel disegno finale. Piano piano, insieme, si cominciano a delineare gli obbiettivi da raggiungere per realizzare il sogno e si delineano tutte le piccole azioni che servono per realizzarli, ma proprio tutte. Poi si collegano tutte le azioni in modo da creare un vero e proprio percorso da seguire. Dopo aver delineato il budget attraverso una danza, si celebra insieme alla comunità, ringraziando la terra che ci accoglie.

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Tornando a casa resta molto di questa esperienza formativa: “(Francesca) Ciò che mi rimane è che qualsiasi progetto può crescere se sostenuto da un sogno, da valori condivisi di rispetto e crescita  di una comunità, da una programmazione e da una progettualità capace di rendere sostenibile nel tempo un’idea”; “(Samuele) ho capito che nell’ arte del processo come nella vita non bisogna mai dare nulla per scontato, pensare ad ogni singola azione e scriverla su un foglio la rende più reale e ci spinge a trovare il modo giusto per realizzarla”; “(Mariateresa) i momenti AHA, sono quei momenti in cui si scoprono cose nuove che ci permettono di modificare la percezione di alcuni aspetti del mondo. Il mio AHA dominante è stato: se si vuole che un sogno diventi collettivo bisogna lasciar andare una parte del sogno personale per accogliere il sogno della comunità, per connettere il proprio sogno con un qualcosa di più grande e ugualmente arricchente”.

Se questo metodo vi incuriosisce leggete qualche articolo a riguardo http://www.facilitazione.net/mappe/dalla-a-alla-z/dragon-dreaming/