di Andrea Pugliese
Potrei definirmi come uomo di mezza età a cui piace molto sperimentare nuove vie. Osservando come il nostro modello di sviluppo sia messo in discussione in questi anni, mi sono convinto da tempo come il bicchiere della mia conoscenza sia mezzo vuoto e che gli elementi per riempirlo siano seminati in luoghi inconsueti e inaspettati. Per questo motivo ho partecipato al contest di Casa Netural che mi ha consentito di vivere una settimana a Matera immerso per 24 ore al giorno con una comunità di innovatori che per qualche motivo mi ha identificato come interessante e utile alla propria crescita.
Ero nei Sassi per portare la mia esperienza in materia di interventi e progetti di sviluppo dell’economia e dell’occupazione, con un focus particolare sulla nuova Programmazione Europea per il periodo 2014-2020. In verità, ero lì per confrontarmi su come sia possibile portare innovazione nella società generando una nuova attitudine all’attivazione delle persone, alla spesa virtuosa di denaro e energie, specie in territori da troppo tempo considerati ‘arresi’.
In uno sfavillante inizio di primavera che sapeva già di estate, la Lucania mi ha accolto e Casa Netural mi ha coccolato.
Mi ha da subito stupito il volume e la qualità di relazioni e proposte sviluppate da Casa Netural in solo 5 mesi. A Matera la conoscono tutti, nonostante sia stata fondata da due alieni come Andrea Paoletti e Mariella Stella. Con i giorni mi sono convinto che Casa Netural sia così conosciuta e osservata perché è estranea alle logiche diffuse nel nostro Paese: persegue la qualità, misura l’impatto degli interventi, rifiuta l’assistenzialismo, è aperta a tutti coloro che vogliono scambiare idee, tempo, contatti, visioni.
Per una settimana ho incontrato belle teste, stranieri trapiantati lì, assessori e imprenditori, associazioni, volontari, allevatori di suino nero lucano, sognatori, artisti, tutti innamorati di quella terra. Alcuni preoccupati e attivi, altri demotivati, taluni con competenze rarissime e vincenti, molti ignavi e immobili nella speranza che siano sempre altri a “risolvere i problemi”. Sono stato anche sepolto dagli alibi di chi ritiene invece che nulla possa mai cambiare perché “La Basilicata è particolare…”.
Viaggiare per i paesi dell’interno mi ha reso evidente il rischio che la tradizione e la conservazione diventino trappole di precarietà inconsapevole. Le barriere che la ruralità pone all’ingresso di nuove idee e stili di vita possono ‘tenere’ fuori le aberrazioni di tanta cultura urbana ma anche tarpare ogni spinta alla modernità generando emigrazione giovanile e mancate opportunità. Ho compreso meglio cosa significhi ‘inventarsi un lavoro’ a partire da quello che si ha e non dagli schemi astratti della politica. Ho ascoltato le storie di chi la Lucania l’ha lasciata per anni e poi è ritornato con un bagaglio di esperienze e relazioni in grado di fare la differenza. Di tutti loro ho percepito la forza moltiplicata dal non sentirsi soli.
La solitudine è il nodo allo sviluppo che impedisce l’affluire della diversità come ossigeno, autoreferenzia, rende succubi di logiche malsane, e impedisce lucidità e sicurezza a imprese e persone. Stando lì diventa lampante come sia impossibile cambiare il mondo da soli, come don Chisciotte armati solo di sogni, smartphone e lap-top. Serve invece riconoscersi, conoscersi e costruire.
L’importante ruolo di Casa Netural diventa quella di connettere anime e idee come:
- uno specchio nel quale le persone riconoscono il proprio talento e i propri limiti;
- un luogo di concretezza dove le idee vanno avanti solo se sono sostenibili (economicamente, socialmente, ambientalmente);
- un accogliente luogo fisico dove lavorare assieme contaminando e mettendo alla prova idee e processi;
- un ambiente di apprendimento collaborativo e di co-progettazione di interventi;
- momento di riflessione sui percorsi di sviluppi più idonei a soddisfare bisogni reali;
- un centro di mappatura e documentazione sull’innovazione sociale in Basilicata per evitare spreco di energie, mettere a sistema, e fare economie di scala.
Ci rivedremo, amici lucani, sia per lavorare che per sorseggiare Aglianico assieme. Vi ringrazio uno per uno, voi sapete il perché. Se le mie idee, relazioni, divagazioni, vi potranno ancora servire a dare corpo ai vostri progetti, ci sarò sempre.