Abbiamo parlato spesso di un tema che ci sta molto a cuore e che rappresenta il futuro delle comunità locali: la possibilità di autodeterminarsi e di costruire le politiche locali dal basso, proponendo soluzioni da sottoporre alle istituzioni e da costruire insieme. Abbiamo scelto di parlarne a partire dai grandi temi della nostra terra, e il primo tema non poteva che essere il petrolio.
Noi di Casa Netural, insieme a Allelammie, Iac e SassieMurgia abbiamo tentato di portare la discussione su un livello nuovo, quello della advocacy comunitaria, spingendo il focus ben oltre l’etichetta di ambientalismo e raccontando il fenomeno come un processo culturale. Il progetto, nato dalle considerazioni condivise sull’argomento anche a livello locale, ha dato vita ad ArtAboutOil , un progetto potente di coinvolgimento di comunità in un percorso di presa di coscienza collettiva sul tema, di costruzione di una nuova cultura del territorio come bene comune da preservare.
Il progetto ha portato l’arte a raccontare petrolio e territorio e i cittadini a mettersi in gioco in prima linea come soggetti attivi per sostenere l’iniziativa, darle vitalità e spazio. E' uno spazio di coscienza nuova quello che si è costruito perchè siamo sicuri che solo condividendo una nuova coscienza comune su questi temi saremo in grado di costruire politiche nuove e soluzioni alternative credibili. Il prodotto di videoarte realizzato grazie ad ArtAboutOil dall’artista Gea Casolaro sarà presentato nei prossimi mesi a Matera e nel mondo, anche grazie al sostegno di partner di progetto internazionali. Da alcuni giorni, infatti, il progetto ArtAboutOil è sulla piattaforma internazionale New Water Culture come progetto pilota di valore e sta affacciandoci con sempre più credibilità in numerose realtà europee. Un processo generato da cittadini che dimostra quanto forte possa essere prendere in carico il bene comunitario senza delegare sempre a terzi le soluzioni e le proposte.
Un percorso analogo a quello seguito con RuralHub e SocialSeed , in collaborazione con LabGov, il laboratorio per la governance dei beni comuni dell'Università Luiss e l'Associazione RENA, per affrontare la medesima tematica mettendo a sistema tutte le competenze e le reti di cui ognuno di noi è portatore.
L’abbiamo fatto a gennaio 2015, a Calvanico presso RuralHub, due giorni di workshop “Tools for Social Impact: Designing and Measuring”. Obiettivo del workshop era individuare ed elaborare metriche e strumenti per misurare gli impatti generati da nuovi approcci e modelli. In particolare, a Calvanico, il gruppo di lavoro si è focalizzato, attraverso l’uso di strumenti di Design Thinking e della Teoria del Cambiamento, su un tema specifico e di stringente attualità: le estrazioni Petrolifere in Basilicata.
Un tema complesso e spesso ostaggio di differenti ideologie e interessi, su cui però, ci si è soffermati in maniera critica e aperta per ragionare sulla relazione esistente tra salvaguardia dell’ambiente e redistribuzione del valore generato, dimensioni che pure subiscono gli impatti generati dalle attività di business, quando prese in considerazione, e si trasformano in costi che vanno ad incidere sul potenziale di competitività dell’azienda nel mercato.
L’innovazione sociale mostra, invece, che è possibile elaborare nuovi modelli che integrino queste dimensioni, ma per comprendere i reali trend di cambiamento è necessario partire dalla moltitudine di iniziative dal basso, di esperimenti quotidiani che vengono portati avanti a livello territoriale. L’obiettivo è stato quello di comprendere se e come nuovi modelli di sviluppo economico alternativi a quello delle estrazioni petrolifere possano generare valore sociale e culturale.
In particolare, analizzando gli impatti direttamente legati all’attività estrattiva, il ragionamento si è sviluppato seguendo due direttrici:
1. Comprendere le strategie di approvvigionamento energetico dell’Italia e il ruolo giocato dalla Basilicata e come le azioni poste in essere siano coerenti con lo scenario globale.
2. Indagare la dimensione economica, provando a costruire nuove metriche per la misurazione delle esternalità, considerando il social impact parte integrante delle valutazioni di business.
Ciò che è emerso è l’incompletezza della relazione che vede il petrolio come unico generatore di ricchezza, automaticamente tradotta in modernizzazione, e la necessità di ampliare l’analisi delle ricadute che l’attività estrattiva genera, oltre il mero dato economico. Solo così saremo in grado di comprendere profondamente le dinamiche della relazione costi-benefici e di guardare con consapevolezza ai nuovi modelli di sviluppo in grado di valorizzare l’intero ecosistema territoriale, salvaguardandone la sopravvivenza. Il petrolio della Basilicata diventa generatore di simboli, di identità e di conflitti. La riduzione del campo delle contese locali in fronti contrapposti di favorevoli e contrari al petrolio, appare sempre più una comoda scorciatoia per costringere in una griglia più facilmente pensabile e approcciabile, un quadro complicato fatto da relazioni sociali, orientamenti culturali, assetti di potere assai complessi che spetta invece agli approcci analitici recuperare. L’intrecciarsi della dimensione economica, politica, sociale, ambientale e culturale rendono il tema delle trivellazioni in Basilicata estremamente complesso. Non è possibile, certo, calare dall’alto un modello unico di sviluppo, immaginando che questo possa essere sostenibile nel lungo periodo. L’unica via percorribile è, dunque, quella di coinvolgere tutti gli stakeholder del territorio e costruire una fase di transizione verso un nuovo futuro. Magari utilizzando le royalties per incentivare nuove forme di economia rurale, un’ipotesi che oggi chiama in causa le comunità locali assieme alla PA per co-generare una risposta significativa.
I risultati della due giorni di studio sono contenuti in un paper che vuole essere un punto di partenza per una riflessione profonda sui possibili scenari di sviluppo economico, sociale e ambientale della Basilicata in relazione alle estrazioni e in un video di racconto del metodo e delle professionalità coinvolte nelle giornate di studio. Il lavoro del workshop ha indicato una strada: dimostrare che sia possibile sviluppare modelli alternativi a quello del petrolio utilizzando gli strumenti della misurazione degli impatti. Una via che i giovani innovatori rurali della Basilicata stanno già percorrendo, come questo documento ha provato a testimoniare. Avanguardie che provano a salvaguardare il proprio territorio, generando una risposta nuova a un modello che rischia di devastare irrimediabilmente l’ambiente e disgregare le comunità locali.